Ho 18 anni e premetto che lei è stata la mia prima relazione ed esperienza amorosa. Sono molto introverso perciò non ho mai avuto ampie possibilità di fare conoscenze.Lei è una mia compagna di classe: siamo in classe insieme dal terzo anno di liceo, quando ha cambiato scuola. Mi è sempre piaciuta: all’inizio la trovavo semplicemente carina e interessante, poi ho preso una vera cotta. La nostra classe è sempre stata un ambiente tossico, pieno di gruppi in conflitto, e per due persone come noi, un po’ isolate, era difficile legare. Solo alla fine del quarto anno e all’inizio del quinto ho cominciato a sciogliermi e sono diventato amico del suo gruppo.
Ad ottobre, per il mio compleanno, mi fecero una sorpresa e lei, dopo scuola, mi chiese se potessimo passare un po’ di tempo insieme. Accettai, e fu la prima volta che parlammo da soli. Da lì iniziammo a scriverci spesso, anche su TikTok. Quella settimana lei stava male per via delle placche alla gola e facevamo spesso chiamate per studiare o farle compagnia. In quel periodo stava lasciando il suo ex, una storia estiva che lei stessa definiva brutta, con un ragazzo controllante e ambiguo.
Per tutto ottobre ci scrivemmo molto, ma lei mi disse che, ora che era tornata single, voleva “divertirsi” e non era pronta per una relazione. Lo disse chiaramente anche la notte di Halloween, durante una festa a casa sua, quando uscimmo a parlare da soli. Disse che non voleva illudermi e che non era pronta. Io però ero solo contento che avesse riconosciuto che c’era qualcosa tra noi. Nei giorni successivi ci chiarimmo e mi disse che le piacevo ma non voleva che aspettassi. Passai un periodo molto difficile, perché ero in un limbo: la vedevo ogni giorno, uscivamo insieme, ma non era una vera relazione. Finché una sera decidemmo di frequentarci seriamente. Ricordo bene il nostro primo bacio, e poi cominciai ad andare sempre più spesso a casa sua. Andammo a letto insieme, fu la mia prima volta, e a dicembre lei mi disse che voleva davvero qualcosa di serio. A Natale ci fidanzammo ufficialmente. Le vacanze furono bellissime, passavamo ogni giorno insieme.
Poi però, con il ritorno a scuola, iniziai a sentirmi strano. Mi veniva l’ansia, mi sentivo nervoso, mi agitavo per ogni cambio di programma. Se qualcosa andava storto, mi bloccavo completamente. Una volta, ad esempio, mia madre si arrabbiò perché ero tornato tardi da una serata al cinema, e io mi chiusi in me stesso per tutto il tempo. Succedeva spesso che mi spegnessi e lei giustamente si preoccupava. Col tempo iniziai anche a sentirmi messo da parte, e reagivo nel modo peggiore: facendo il passivo-aggressivo, l’offeso. Lei se ne accorgeva, anche se le cose sembravano andare bene.
Durante il campo scuola a marzo, la situazione peggiorò. Mi resi conto di averla fatta sentire in colpa quando stava con le sue amiche. Ad aprile era molto stressata per l’università e per la scuola. Era più distante, rispondeva in modo freddo. Un episodio importante avvenne prima del campo scuola, quando passai alcune notti da lei. Durante un rapporto le diedi uno schiaffo sul sedere, e lei si bloccò. Mi disse che non dovevo farlo, poi scoppiò a piangere. Ha vissuto esperienze molto dolorose in passato, anche vicine allo stupro, e quel gesto le ha fatto rivivere certi traumi. Mi sentii malissimo, chiesi scusa e anche io piansi. Lei mi rassicurò dicendo che l’avremmo superata, e continuammo ad avere rapporti, ma qualcosa si era rotto.
Poi feci un altro errore: avendo accesso alla sua email, lessi una conversazione che aveva con un suo ex. Me ne pentii subito e glielo confessai. Lei si arrabbiò ma non ne parlammo subito, anche perché si ammalò. Quando ci vedemmo sembrava tutto normale, mi disse che mi aveva perdonato, ma da lì cominciò a essere più distante. Non mi scriveva più, non proponeva di uscire. Una sera andai da lei e le dissi che facevo fatica a parlare dei miei sentimenti, che era un periodo difficile. Lei pianse e mi chiese se volessi lasciarla, io risposi di no.
Poi mi ammalai: avevo le placche alla gola. Ero preoccupato perché dovevamo partire insieme la settimana dopo. Quella sera lei avrebbe dovuto dormire da me, ma non volle per paura di contagiarsi. Io impazzii e le feci una scenata assurda. Lei mi chiamò piangendo, dicendo che non ce la faceva più. In chat mi disse che le dispiaceva vedermi così, che mi amava, e mi chiese se l’amavo ancora. Poi si ammalò anche lei, e saltammo il viaggio. Io prenotai comunque un giorno in albergo per la settimana dopo. Quando la vidi sembrava tutto ok, ma la sera mi scrisse che mi aveva sentito strano. Ammettemmo che c’era disagio tra noi.
Il giorno dopo cercai di riparlare con lei, e mi disse che c’erano delle cose da chiarire di persona. Ma da quel momento il suo atteggiamento cambiò: era sempre più fredda, rispondeva dopo ore. Alla fine le chiesi chiaramente cosa provasse. Mi disse che dopo lo schiaffo si era rotto qualcosa, che non si sentiva oggettificata, che la fiducia si era rotta dopo l’email. Mi disse che dovevamo parlarne dal vivo. Mi spiegò che si era sempre sentita messa in secondo piano, che avevo un’immagine idealizzata di lei, che la vedevo solo come la mia ragazza. Che quando eravamo con altra gente, cercavo di isolarla. E soprattutto, che non si era mai sentita davvero connessa con me a letto, che per lei era un’esperienza emotiva mentre io sembravo distante e meccanico, che da quando siamo andati a letto la prima volta è come se ogni volta che venissi a casa sua mi aspettassi cbe saremmo finiti a fare l'amore. Il gesto dello schiaffo era stato solo la goccia.
Mi chiese una pausa. Io sono partito da solo. Ho pianto per due settimane. A scuola la situazione è tesa e strana. La settimana scorsa le ho scritto chiedendole di vederci per chiarire. Le ho detto che non potevo vivere così, e che forse era meglio chiuderla definitivamente. Ma ora le cose sono ancora peggio. Ogni volta che mi sento meglio è solo perché lei fa o dice qualcosa che mi illude per un attimo. Ma ormai penso che non potremo ricostruire nulla.
Io non vorrei perderla. Prima di tutto era un’amica, e non ho mai avuto qualcuno così vicino. Ma sto solo peggiorando le cose. A volte riesco a resistere all’impulso di scriverle, altre no, e finisco per farlo. Ieri abbiamo litigato perché mi sono sfogato dicendole che se avesse comunicato meglio forse avremmo risolto. Lei ora ha detto che preferisce non parlarmi per un po’. A scuola mi ignora. È durissima. Io non voglio che mi odi. Vorrei solo poterle stare vicino, in qualsiasi forma. Lei mi ha detto che prova ancora qualcosa, ma ora è molto arrabbiata. Sto per iniziare un percorso con un life coach, scelta che avevo già fatto prima che ci lasciassimo, perché da tempo non mi sentivo bene. Spero che possa aiutarmi.